Antonio Panaino, Premessa; L’Ossezia; Le feste del calendario osseto; Testi: Vs.F. Miller, B.A. Kaloev, V.I. Abaev; Nomi dei biscotti, paste, torte e pane preparati durante le feste ossete: tentativo di catalogazione; Bibliografia.
Alla fine del XVIII secolo quando Gaj, vescovo della diocesi di Mozdok e Madžar, adattò l’alfabeto cirillico per rendere possibile la stampa del primo libro in osseto non era ancora affatto chiaro quale immenso patrimonio si nascondesse nel folklore del Caucaso Centrale, particolarmente in quella serie di racconti noti in seguito col nome di epos dei Narti. L’opera di trascrizione di questi testi iniziò verso la metà del secolo XIX, proseguì ininterrotta nei decenni successivi e venne notevolmente ampliata nel XX secolo dopo l’instaurazione del potere sovietico: iniziò, infatti, nel Novecento il confronto sistematico delle svariate versioni dell’epos dei Narti presso i popoli del Caucaso e vennero raccolte tutte le varianti reperibili di ogni racconto. Parallelamente però, già dalla prima metà del XIX secolo l’attenzione di numerosi studiosi si era concentrata sulle feste degli Osseti e sul sistema calendariale. I nomi dei mesi nel calendario tradizionale osseto erano già stati parzialmente riportati in un lavoro del Klaproth per poi essere ripresi ed analizzati dal Miller nella seconda parte degli Studi Osseti; vennero ancora in parte riportati dal Christensen e da Munkácsi e sono stati oggetto di uno studio specifico solo negli anni Settanta del Novecento attraverso due lavori di Abaev (1970) e Čibirov (1976). La descrizione delle feste ossete è iniziata invece nel secondo quarto del XIX secolo: si tratta nella maggior parte dei casi di descrizioni di singole feste comparse in periodici locali, spesso di reperibilità molto difficile. Il primo tentativo di studio sistematico si deve al Miller, ma una trattazione di ampio respiro che cerchi di introdurre un principio di classificazione delle feste del calendario tradizionale osseto si è avuta soltanto nel corso del XX secolo.