Presentazione della collana

Temi e obiettivi del programma editoriale

Direttori: Giuseppe Garzia, Alessandro Iannucci, Mariangela Vandini

Sede della redazione: Dipartimento di Beni Culturali, via degli Ariani 1, Ravenna

Monumenti, opere d’arte, libri, archivi, musica, forme letterarie, manufatti d’interesse archeologico e storico ma anche tradizioni culturali e religiose, istituzioni sociali, culture, diritti dell’uomo e dell’ambiente: questi i molteplici ambiti dei beni culturali, in genere ritenuti oggetto di studio esclusivo di discipline specifiche.

Obiettivo di questa collana è inaugurare una nuova visione in cui i diversi saperi umanistici (storici, filologici, letterari, archeologici, artistici e musicologici) siano concretamente coniugati sia con gli studi antropologici, giuridici, socio-economici e politologici sia con le metodologie e gli strumenti scientifici, diagnostici, tecnici e informatici.

In questa prospettiva la collana riflette e promuove le finalità del Dipartimento di Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum: una ricerca orientata ai temi della conoscenza, tutela e comunicazione del patrimonio culturale in cui l’attenzione è rivolta ad oggetti di studio condivisi, con una efficace molteplicità di sguardi.

Questa visione è finalizzata sia all’interpretazione critica di un patrimonio articolato e multiforme, sia alla comunicazione dei risultati di tali ricerche a un pubblico più ampio nella convinzione che i Beni Culturali siano un investimento necessario per il futuro: perché ogni generazione ha il dovere di conservare e tramandare il patrimonio ricevuto e perché queste attività di studio e ricerca rappresentano una strategica occasione di sviluppo culturale, economico e sociale, anche in funzione della realizzazione di un’Europa più sostenibile come ribadito dagli organismi comunitari.

Questa collana si propone di contribuire a una più estesa comunicazione e diffusione pubblica dei beni culturali, nella convinzione che i suoi molteplici oggetti siano concretamente alla portata di tutti, fruibili e utilizzabili anche al di fuori di intenti formativi, e proprio per questo da considerare come un patrimonio condiviso e identitario: per la possibilità di goderne anche in modo inconsapevole. Ma una semplice ricezione estetica non è sufficiente: la conoscenza, le informazioni devono diventare uno strumento di sviluppo e comunicazione e non un ostacolo a una sempre più ampia e condivisa fruizione.

Il concetto di valorizzazione dei beni culturali andrebbe forse capovolto: l’accento va posto forse sulla capacità di comprensione da parte dei fruitori piuttosto che sugli oggetti culturali che rappresentano già un valore in sé, e di cui nessuno dubita.

La valorizzazione così intesa – tra l’altro – risulta essere quanto mai utile al fine di consentire una governance partecipata e condivisa del patrimonio culturale, come del resto prevedono le stesse linee di indirizzo dell’Unione Europea.

Direttori della collana